Il Viaggio della Bordeaux
Estate, 2021. Mi sveglio prima dell’alba, fuori è ancora buio. Ho tempo di rimanere ancora un po’ nei miei pensieri, prima di partire, prima dell’ultimo viaggio con la “bordeaux”.
Posso permettermelo, ho un largo anticipo sulla tabella di marcia, indugio ancora un pò nella luce crepuscolare che inizia ad illuminare il mio terrazzo.
Ho una vista spettacolare, uno scorcio sui tetti della mia città, che a quest’ora ancora riposa silenziosa.
Pochi suoni in lontananza portano a pensare a mezzi distanti chissà quanto che si dirigono verso destinazioni sconosciute; forse vanno in vacanza, o forse rientrano da un viaggio.
Mi vesto: ora le temperature sono fresche, meglio coprirsi bene: ci sono ancora diverse ore prima che l’aria diventi rovente, come è giusto che sia in un buon mese di luglio.
Chiudo casa, dormono ancora tutti più o meno, e anche i miei affetti sono ancora immersi nel sonno. Le abbraccio col pensiero, tornassi in camera rischierei di svegliarle e farmi insultare nonostante le mie migliori intenzioni.
Scendo le scale, e lei è li sul suo cavalletto laterale; bordeaux, 18 anni sulle spalle e non sentirli. È l’ultima volta che la userò: non è la mia, è di un caro amico, ed è capitato che l’abbia già guidata qualche volta,
che ne abbia avuto la custodia, che me ne sia preso cura, portandola dal gommista piuttosto che in officina.
Con affetto, naturalmente: Alessandro me l’ha già prestata in precedenza, e per riconoscenza o per passione, ho cercato di curarla. Lavandola, anche: ed è piacevole, perché sotto a svariati strati di polvere e moscerini, è sempre stata molto bella e non è mai invecchiata.
Casco, guanti, poi ripongo uno zainetto con il cambio nella valigia.
Parte al primo colpo, e gira come un orologio. Da subito. Da sempre. È una BMW, di quelle che non tradiscono, progettate per accompagnarti ovunque e a lungo.
La fama del costruttore tedesco si basava sulla solidità e affidabilità dei veicoli che costruisce.
Guidarne una ti metteva al riparo dalle mode motociclistiche, dalle prestazioni, dalla svalutazione.
Le Bmw hanno sempre avuto un pubblico maturo e ristretto: un motociclista giovane non la vedeva come una opzione anche perché esteticamente non sono mai state né attraenti tantomeno veloci, e non era alla portata di tutti economicamente parlando.
Di recente le cose sono cambiate, hanno aggiornato sia la gamma che la filosofia costruttiva per abbracciare un pubblico più vasto, inclusi giovani e sportivi.
Innesto la marcia, esco in strada, e parto.
Serbatoio pieno, moto brillante e pulita ovunque: non è l’ultimo modello, ma oggi fa una gran figura.
È come se avessi attivato la modalità di guida con pilota automatico, esco dalla città che si sta illuminando con la luce del sole che ha fatto capolino, senza incontrare nessuno. Arrivo a Brisighella praticamente senza accorgermene, come se avessi visto la strada scorrere in un video alla tele…
Vorrei un caffè, aspetterò il biforco, lo prenderò lì, guido piano ma l’assenza di traffico rende le cose più facili e i pensieri mi tengono occupato. Sono tutti orientati a lei, oggi la protagonista è la “bordeaux”, che poi è il suo colore.
Ne avevo una anch’io, solo di colore diverso. Era nera, molto bella.
Che poi “una”; non è andata proprio così . La prima era nera, ma ne ho avute tre, di Bmw di quel modello.
Quella nera dopo pochi mesi l’ho venduta, e l’estate successiva ne ho acquistata una argento, sempre stesso tipo. Perfetta, andava molto bene; poi ho avuto l’occasione di sostituirla con una versione aggiornata, sempre dello stesso modello, con una grafica particolare nera opaca e verde, che ho rivenduto l’anno successivo.
Alessandro, al contrario, le è rimasto affezionato fino ad ora; ha percorso pochi km, ma non l’ha mai sostituita. Purtroppo ora ha meno tempo, e tenerla in garage per lasciarla inutilizzata non è una opzione strategica.
L’aria è frizzante, la posizione di guida è comoda, la strada la conosco perfettamente. Guido piano, la moto non è mia, e monta gomme diventate di marmo col tempo: le curve sono invitanti, ma non voglio correre rischi, poi sono già arrivato al Biforco. Caffè, è un pò come se fosse la mia ricompensa per la guida
prudente e morigerata.
Mi tolgo il casco dopo aver posteggiato la bordeaux dove solitamente parcheggio la mia moto, e affettuosamente la guardo inconsapevole del suo percorso, brillante, con la sua eleganza e la sua linea inconfondibile. È una bella BMW, è invecchiata con dignità: ci sono moto che nello stesso lasso di tempo
hanno perso appeal, non sono più appetibili ed evidenziano tutto il tempo trascorso in ogni dettaglio.
Bevo il mio caffè, verso il dovuto al barista che mi saluta cordialmente e mi rivesto, chiudendo bene il mio abbigliamento da moto. Sul passo sarà ancora più fresco; indosso il casco e parto dopo averlo allacciato accuratamente.
Riparto, immerso nel verde, con tonalità brillanti e una vegetazione stupenda. A volte, quando gli alberi si diradano, si aprono paesaggi mozzafiato, scorci bellissimi; è un orario insolito per trovarsi sul passo in moto, ed è estremamente appagante. Il profilo delle montagne è arrotondato, e i campi che si vedono nella vallata a sinistra sono in lavorazione, la mietitura è in corso proprio mentre guido con garbo la moto di Alessandro.
Ora sono in cima, sulla destra c’è il ristorante-albergo ormai chiuso, nessuna moto parcheggiata, proseguo.
L’aria è frizzante, profumata, con l’odore delle conifere, degli abeti, e i paesaggi sono diversi.
Merito della guida morigerata: ho tutto il tempo di godermi il viaggio, il momento, guido in presenza senza spingere, senza la necessità di frenare forte.
Più che altro rallento, accompagnando la moto nelle traiettorie curvando dolcemente. Questa moto ha un suono sommesso, garbato, e complice l’andatura turistica risulta discreto, come se la moto non volesse disturbare nessuno col suo passaggio, e senza clamore ti porta dove vuoi.
Ora guido, manca poco a Borgo San Lorenzo: appena arrivo a Firenze accosto e chiamo Alessandro, per sapere dov’è.
Più tardi ci incontreremo, dovrà darmi un passaggio fino a casa.
Si, perché questo è l’ultima volta che guido la sua moto: la sto portando a Livorno, dove la consegneremo al nuovo proprietario poi rientreremo insieme.
Mi risponde subito, gli manca ancora un pochino per arrivare a Firenze, per cui il mio vantaggio si sta riducendo.
Ora accendo il navigatore, google maps, metto l’indirizzo dell’acquirente e riparto.
La superstrada è noiosa, dritta, paesaggio monotono. L’aria si è scaldata e ho approfittato dell’ultima sosta per togliere una felpa.
Manca poco, il boxer continua a girare tondo, guido ad una velocità prossima al limite e quando ai lati della tangenziale compaiono grosse industrie capisco che manca poco.
Ricordo l’estate del 2003: Alessandro provò la mia bmw nera e si trovò molto bene. Bastarono pochi km in sella alla mia moto per decidere di acquistarne una: mi chiese di aiutarlo nell’acquisto e trovarne una, e questa R1150R color “bordeaux” è stata il risultato della mia ricerca.
Era l’unica disponibile in un raggio di circa 100km da Faenza.
Siamo ancora in orario, ed assecondo le note di google per uscire dalla tangenziale: controllo la
mappa, poche svolte e raggiungo l’abitazione del signore che ha risposto all’annuncio.
La bordeaux è arrivata a destinazione, presso il suo nuovo proprietario.
Scendo, la parcheggio, la saluto e la ringrazio per questo ultimo viaggio insieme: senza fretta, mi ha
mostrato paesaggi che solitamente trascuro di osservare e apprezzare, scorci che mi sfuggono
perché concentrato sulla strada.
È come un cerchio che si chiude, l’avevo trovata io a suo tempo per Alessandro e le ho trovato anche un
nuovo proprietario quando è stato il momento. E ha sempre funzionato a dovere: sarà in buone mani, si troverà bene anche qua a Livorno, se lo merita.